La storia del Caffè Sospeso mi piace parecchio. Per chi non lo sapesse, il Caffè Sospeso è quell’abitudine, prevalentemente meridionale, di lasciare pagata una tazzina di espresso a vantaggio di chi entrerà dopo nel bar e che quindi potrà godersi il piacere della miscela arabica grazie alla gentilezza ed alla cortesia di un estraneo.
Detta così sembra una cosa da poco, una sciocchezza, ma personalmente considero questo atto di cortesia verso il prossimo un gesto di ottima civiltà e un valido esempio di educazione civica. Tale gesto è ulteriormente nobilitato dal fatto che chi lo riceve non deve per circostanza dire grazie a nessuno visto che chi offre il caffè sospeso lo paga insieme al suo conto e poi generalmente va via.
In un mondo spesso animato da indifferenze, piccoli egoismi, suoni di clacson e saluti sempre più sbiaditi, un piccolo pensiero come questo concilia la speranza di non esser diventati del tutto aridi e insensibili a chi ci circonda e se non è certo una tazzina con il suo contenuto di caffeina a cambiare il mondo possiamo almeno capire che il nostro prossimo è magari meno indifferente di come lo crediamo e di come lo immaginiamo.
Io dell’esistenza del Caffè Sospeso ne venni a conoscenza leggendo un libro di De Crescenzo, poi mi hanno detto che ora è raccontata anche in un libro di Moccia e sarebbe bello che quest’usanza diventasse una prassi delle nuove generazioni alle quali non abbiamo purtroppo molto da insegnare in tema di rispetto e gentilezza.
Sempre sullo stesso tema mi ha anche molto colpito un giorno la cortesia di un signore che vedendo che avevo parcheggiato la macchina a pagamento e mi stavo dirigendo verso il parchimetro mi ha fermato e mi ha invitato a prendere il suo tagliando di due ore perché lui aveva già svolto i suoi impegni in meno di quanto credesse e quindi gli avanzava ancora abbondante tempo per la sosta. Basta poco, a volte basta davvero poco.
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